Con i ragazzi e per i ragazzi della Leopardi e della Gramsci i proff stanno preparando la ‘nostra’ Giornata della Memoria che
celebriamo in parte oggi e in parte lunedì. Con modalità diverse stanno tutti lavorando sul tema delle“pietre d’inciampo” e sul significato che oggi hanno e possono avere.
Anch’io ho una pietra d’inciampo.
La scorsa estate, in modo assolutamente inaspettato ho conosciuto un canuto signore quasi novantenne, Oleg Mandic.
Con un sorriso dolce e un filo di voce ha raccontato la sua storia. Una storia molto particolare, perché è stato l’ultimo
bambino ad uscire da Auschwitz. Dietro di lui rimanevano settemila persone: cadaveri.
Mi ha spiazzato quando ha detto con semplicità <<Vivo una bella vita grazie ad Auschwitz. Nulla può accadermi di peggio
dopo Auschwitz e quindi la mia vita è bella. La cosa più brutta mi era già successa: per cui il mio futuro non poteva essere che bello>>
Ha raccontato di Auschwitz come di un campo di annientamento, una vera e propria fabbrica della morte. Poche ore
sono bastate per fargli dimenticare il suo nome e a farlo diventare un numero, uno Stuck (un pezzo).
Non ha dimenticato e i sui ricordi sono diventati un libro (“La mia bella vita grazie ad Auschwitz”), ma per quanto
fosse un ragazzo aveva capito una cosa importante: che l’odio produce solo altre Auschwitz. Per cui non ha mai odiato.
E se ci provassimo anche noi?
O forse basterebbe essere meno indifferenti…
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