Da alcuni anni è in corso un’opera di rivalutazione di questi ordini di scuola, spina dorsale per la tenuta e lo sviluppo del lavoro e dell’industria italiana. I problemi che l’istruzione tecnica e professionale si trova ad affrontare sono di diversa natura. Nei percorsi formativi e riguardo gli sbocchi lavorativi sembra dominare una grande indeterminatezza, il che non favorisce le scelte più opportune.
Gli istituti tecnici e professionali sono generalmente considerati di minore prestigio sociale rispetto ai licei; ancora debole nella nostra cultura è la valutazione del “saper fare”; la maggioranza delle famiglie ignora le opportunità lavorative offerte da una buona preparazione tecnico-professionale e opta per i licei. Il compito della scuola dal punto di visto formativo dovrebbe consistere nel riconoscere interessi e preferenze degli studenti valorizzandole o aiutando a scoprirle.
Occorre ancora ricordare che molte aziende non trovano lavoratori e denunciano un grave mismatch tra offerta delle imprese e formazione. Eppure, recenti interventi riformatori hanno introdotto nei tecnici e professionali importanti novità curricolari. Esperienze di provata eccellenza consentono l’acquisizione di competenze strategiche e critiche, oltre che sensibili alla cultura umanistica.
Crocevia di queste dinamiche sociali e formative, la formazione tecnico-professionale oggi cosa può offrire agli studenti e al Paese? e cosa chiede?
Maria Grazia Demaria – Responsabile istruzione tecnico professionale, Ufficio Scolastico Regionale Lombardia
Ludovico Arte – Dirigente Scolastico Istituto Tecnico per il Turismo “Marco Polo” di Firenze
Sabina Minuto – Insegnante di lettere scuola superiore di II grado – Savona
Elisabetta Biella – Camera di Commercio Milano, Monza, Brianza
Coordina Roberto Proietto, già dirigente scolastico e dirigente USR Lombardia
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